Martedì 6
Salutiamo gli altri ospiti del Camping Finikes di Finikunda e
firmiamo anche il book di Naomi, prima di partire per Olimpia.
Il forte Veneziano a Metoni
Pranziamo sul molo di Gyalova.
C'erano alcuni greci a zonzo per Gyalova perché era Teofania, la
manifestazione della Divinità, l’Epifania insomma.
Un cartello pubblicitario diceva: "fresh fish on the beach!" così abbiamo continuato a ripeterlo mentre ci gustavamo vegetarianissimi spaghetti con le olive grece..
fresh pasta on the beach :-)
Troviamo le rovine del cosiddetto Palazzo
di Nestore, vicino Chora,
un po’ all’interno sopra Gyalova, che si trova sulla baia di Navarino,
dove i Greci nel 1830 sconfissero i Turchi che li avevano soggiogati
per 500 anni.
VIDEO ! : |
Gli scavi del Palazzo sono su una bella collina da cui si vede il mare,
sono protetti da una struttura che li preserva dagli agenti
atmosferici, essendo i muri rimasti per lo più fatti di mattoni crudi.
Entriamo gratuitamente mentre leggo ciò che dice la mia guida:
il Palazzo risale all’epoca micenea, esattamente al 1300 a.C., ma è
stato distrutto da un incendio circa cent’anni dopo,
in questo modo si è preservato molto di più che se fosse rimasto
esposto alle devastazioni umane.
Il palazzo ospitava la sala del trono, i magazzini e gli archivi del re
di Pylos, regno ricordato nelle antiche cronache
e menzionato anche da Omero nell’Iliade e nell’Odissea come il regno
del saggio Nestore o meglio Nèstoris.
Qui, racconta Omero, venne Telemaco da Itaca a cercare notizie del
padre Ulisse.
Qui la figlia di Nestore, Policaste, lava Telemaco in una vasca da
bagno e lo unge d’olio per alleviargli le fatiche del lungo viaggio.
Incredibilmente una vasca da bagno è stata trovata nel palazzo e sul
suo fondo giaceva una coppa miracolosamente intatta, usata per versare
l’acqua sul bagnante.
La vasca è ancora in situ, ma gli altri reperti, comprese alcune
tavolette decifrate scritte in lineare B, si trovano al museo del
vicino paese di Chora.
Dobbiamo andare se vogliamo trovare il museo ancora aperto, sono le
14,30 e abbiamo mezz’ora per trovare il Museo e visitarlo.
Stradina di Chora..
Saliamo a Chora, per fortuna poco distante e visitiamo le tre
piccole, ma interessanti, sale del Museo,
ci sono anche tante anfore col polipo che ci piacciono da una vita ed
un enorme giara (pithoi) che conteneva olio d’oliva, elaiwon,
del quale le tavolette citano molte forme, anche profumate con essenze
aromatiche, salvia, rosmarino, lavanda, usate per la cura del corpo.
Tutte le anfore e giare piene d’olio e la copertura lignea del palazzo
hanno alimentato il fuoco e tutte le colonne in legno incendiate
sono crollate e nessuno ha più abitato quei luoghi, forse per paura che
una collera divina avesse provocato il disastro.
Museo di Chora..
Dopo Chora facciamo il pieno a 163.876 km. 33 lt = 30 euro.
Arriviamo ad Olimpia alle 17,30 e troviamo l’unico camping aperto,
il Diana, di proprietà di un coltissimo vecchietto greco, anzi
sicuramente Acheo,
con una corta barba bianca curata e dai modi di fare raffinati.
Il camping è strano, la signora moglie ci accoglie in vestaglia, ma
con scarpe eleganti, in una specie di bosco scuro, che in estate deve
essere molto piacevole,
ma ora è un po’ lugubre e umidissimo.
Ci addormentiamo sotto un eucalipto enorme, vicino ad un pino di Aleppo ed a un altissimo cipresso.
Verso Olimpia...
Arrivo al Camping Diana, Olimpia, ore 17:30
Ash
to ash - Dust to dust - Fade to black - Fortune, fame - Mirror vain -
Gone insane... Fortune, fame
Mirror vain - Gone insane... Dance little teen goddess - Fortune, fame
- Mirror vain - Gone insane
But the memory remains