4° GIORNO 16 APRILE ACH – BLAU - LONETHAL

Il mattino del 16 Aprile siamo pronti per cercare l’altra grotta che si trova nei dintorni, sempre nei pressi del piccolo fiume Ach, che scorre ora nell'antico persorso del Danubio.

La Geissenklosterle Cave è più difficile da individuare, per fortuna ad un bivio, dove eravamo fermi ad impostare coordinate (imperfette) sul navigatore, una gentile signora si offre di condurci al sito. Ora possiamo fornirvi noi quelle esatte: GPS N 48°23'54.0" - E 09°46'20.0" (Google: 48.398333, 9.772222)

Geissenklosterle Grotta



Dalla B492 attraversiamo la ferrovia e dopo un centinaio di metri, sotto un grande olmo, troviamo il cartello informativo del sito, peccato che non sia indicato sulla strada, ma certo così è più tranquillo. Nel piccolo parking ci siamo solo noi, ma al ritorno incrociamo una coppia tedesca che sale verso la grotta. Abitano a una cinquantina di chilometri di distanza e certo conoscevano l’ubicazione meglio di noi; il loro camper VW è parcheggiato accanto al nostro e ci ricorda il nostro Van precedente dello stesso modello che ci ha condotto in tanti viaggi.



La Grotta è molta bella, più in alto sulla falesia rispetto alla precedente, in un bosco di faggi con gli anemoni in fiore. Abitata almeno dal 42.000 BCE ha ospitato molti gruppi di cacciatori-raccoglitori, dall’Alto paleolitico sino al Neolitico e gli strati superiori dei sedimenti testimoniano che fu usata ancora nel Medioevo come riparo per pastori e greggi.

Un altro e più antico flauto preistorico è stato rinvenuto qui, ricavato dal radio di un’ala di avvoltoio grifone, ed è stato perforato accuratamente con cinque fori per le dita (una copia moderna suona le sue dolci note nella sala dell’Ulmer Museum in cui è esposto).



Le datazioni dei molti reperti permettono di eleggerla come una delle prime caverne usate come abitazione nel periodo in cui l’Homo Sapiens era appena giunto in Europa.



Al tempo dei primi abitanti s'era in piena era glaciale e queste valli ospitavano una fauna ed una flora molto diverse da quelle attuali. Il paesaggio era la tundra subartica, popolata da mammut, orsi delle caverne, grandi cervi, lupi, bisonti, cavalli selvatici, camosci, capre ibex e mandrie di auroch, un bovino selvatico, progenitore del bue attuale, che i neolitici riusciranno ad addomesticare, insieme alla capra selvatica.



Sul versante opposto della vallata ci sono altre caverne, nei dintorni della cittadina di Blaubeuren, alle sorgenti del fiume Blau, cioè Blu, dal colore delle sue acque. Vediamo il grazioso fiumiciattolo che serpeggia tra villette e giardini, ma al centro informazioni ci dicono che le grotte sono ora inaccessibili per una frana sulla strada.

Ci consoliamo con del pane fragrante e dei dolci con panna e fragole acquistati in una panetteria aperta il pomeriggio di Pasqua, quando si dice un paese civile!

Consultando le mappe e i nostri appunti scopriamo che la Grotta Sirgenstein (Cave) dovrebbe essere raggiungibile dalla strada che abbiamo percorso per andare alle due grotte di ieri, la B492, che costeggia il fiume Ach e la strada ferrata.

Guidiamo scrutando i boschi in cerca delle falesie di roccia bianca sedimentaria, le tipiche formazioni geologiche di questa parte di Europa, dove spesso sono presenti le cavità naturali che hanno dato riparo ai nostri antenati.



Dopo un po’ individuiamo tra i faggi, ancora quasi spogli, una parete rocciosa molto promettente. Aiutata dal mio bastone “neolitico” trovato ieri presso la grotta di Hohle Fels, mi avventuro nel bosco seguita da Max che percepisce chiaramente le tracce dei nostri “ante passati” :-). La caverna ci accoglie con un abbraccio, è spaziosa con un foro sulla volta, dove entra la luce e può uscire il fumo del fuoco. Si potrebbe montare un tepee, raccogliere un po’ di legna secca e preparare un infuso di erbe da sorseggiare caldo mentre affiliamo le nostre selci. Ne hanno rinvenute di bellissime in questi siti, insieme a grandi asce di giada e altre pietre dure levigate.


Nei musei sono esposte punte di freccia in cristallo di rocca, un quarzo trasparente che sembra cristallo, con durezza poco al di sotto di quella del diamante, che necessitavano di una lunga e difficile lavorazione, e ancora arpioni di corno di cervo e raschiatoi e coltellini con margini così taglienti da stare alla pari con i nostri coltelli d’acciaio. Per mietere le loro granaglie usavano dei falcetti fabbricati inserendo lame di selce sul lato interno di un legno ricurvo e tutti questi materiali litici potevano provenire da giacimenti anche molto lontani dalle aree di utilizzo, testimoniando scambi e commerci tra le comunità, che erano comunque piccole e disperse su di un vasto areale.

Usciamo a malincuore dalla Sirgenstein, ci sembra di abbandonare la nostra casa, il bosco è fatato e ogni cosa, piante, alberi, rocce è perfetto e limpido, come si immagina fosse la purezza del mondo all’alba dei tempi. (Sirgenstein Cave, GPS della Grotta : 48°23'16.0"N - 09°45'26.5"E => 48.387770, 9.757360)

Sirgerstein Grotta



Con un viaggio di 70 chilometri verso ovest entriamo nel Lonethal, una pianura formata dall’Oceano Tethys che separava l’Africa dall’Europa e dall’Asia 250 milioni di anni fa. In questo bassopiano di origine marina ci sono alcune importanti grotte, due visitabili all’interno del Parco Archeologico di Vogelherd. Ci dirigiamo lì per ottenere ulteriori informazioni su questa zona. L’Archeopark è una struttura un po’troppo turistica per i nostri gusti, con attrazioni dell’età della pietra: tiro con l’arco, tiro con il propulsore a sagome di bisonti, ricostruzioni di accampamenti, tende di pelli ed altre amenità.

Cerchiamo qualche depliant in italiano o almeno in inglese, ma c’è veramente poco, tutto in tedesco. Un turista e la cassiera ci spiegano in inglese quello che possono e quest’ultima ci regala una brochure in tedesco e inglese sui siti della zona. Abbiamo costatato che nei musei e nei cartelli esplicativi l’unica lingua usata è sempre quella tedesca, né francese, né inglese, né tantomeno italiano, purtroppo. Per fortuna anche il tedesco appartiene alle lingue indoeuropee e alcuni termini tecnici mi sono apparsi chiari e dopo un po’si impara qualche parola chiave che chiarisce l’argomento.

Visitiamo in fretta il Vogelherd Archaeopark che preserva comunque al suo interno ben due caverne preistoriche: Vogelherdhöhle (Grotte, Gps: 48.55903, 10.1944)
una di queste è molto bella perché ha due entrate, o se si preferisce un’uscita di servizio dietro un’ansa della roccia:



Usciamo dal “Parco giochi” e impostiamo sul navigatore le coordinate della Grotta Hohlenstein Stadel GPS: 48°32'58.3" N - 10°10'16.1"E (48.549519, 10.171136) dove è stato ritrovato l’Uomo-Leone. Giungiamo ad un piccolo parcheggio sotto gli alberi, con le indicazioni per la grotta e ne vediamo il sentiero che vi conduce tra pascoli e faggeti. È una camminata di 1,8 chilometri e decidiamo di rimandarla al giorno dopo.

Cerchiamo quindi in posticino per la notte e troviamo un bel parcheggio sterrato di ghiaia bianca incorniciato da boschi e prati verdissimi.

Guardando intorno Max individua una falesia a 200 metri da noi che sembra avere una cavità a mezza altezza:

cerchiamo su google map e scopriamo che si tratta della Bockstein Cave (Bocksteinhohle): Gps: 48.55423, 10.15463, un altro nostro obiettivo!

Consumiamo la nostra cena con lo sguardo verso la grotta, è molto aggraziata, e il foro pare quasi perfettamente circolare. Ci emoziona stare vicini a questi antichi ripari dalla tempesta, che erano abitati in prevalenza durante l’inverno e la primavera. Anche ora la primavera è fredda, non è ancora tempo di spostarsi in capanne di tronchi o in tende di pelle nelle radure dei boschi o verso le pianure, meglio starsene qui al caldo nella nostra confortevole caverna moderna a sgranocchiare cereali in forma di baguette con un amabile Apfel spritzer, succo di mela frizzante, il nostro "champagne" ..



Bockstein Overnight Parking


 

 

 

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Shelter from the Storm:

..Ero cotto dalla stanchezza, sepolto da una grandinata, avvelenato dai rovi e stremato dal sentiero, cacciato come un caimano; arrivavo, distrutto, dai campi di grano. Ho sentito neonati piangere come una colomba, e vecchi con i denti rotti attoniti e senza amore. Capisco la tua domanda, amico, siamo abbandonati e senza speranza? In un piccolo villaggio sulla collina si sono giocati i miei vestiti, ho patteggiato per la salvezza e mi han dato una dose letale. Ho offerto in cambio la mia innocenza e sono stato ripagato con lo scherno. Beh, vivo in un paese straniero ma sto per attraversare il confine; la bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia. Se solo potessi tornar indietro all'ora in cui lei e il tutto nacque: "Entra", disse - "Ti darò riparo dalla tempesta"..