TAPPA 23° giorno, 14 ottobre dalla Penisola di Stavsjø (Strandheim Camping) a Oslo (Holmenkollveien)

Al nostro risveglio nello splendido Camping Strandheim il nostro prode Cesare quando ha saputo dove eravamo ci ha subito fatto sapere via email che nelle vicinanze c’è un antico cerchio di menhir megalitici, il Ringsacker. Col suo aiuto e con il GPS del telefonino lo troviamo nei pressi del paese di Moelv, il luogo deve essere giustamente famoso, ma è poco o nulla indicato. Il posto però è molto ben tenuto, con una targa all’inizio che ne spiega la storia e il sito è davvero magnifico. Le dodici grandi pietre delimitano un vasto spazio circolare adibito si suppone ai riti pagani di celebrazione della natura e degli antenati, a cui indulgevano i nostri avi nei secoli lontani prima della nostra era. Tocco ogni pietra, la guardo per cogliere qualche segno di quei tempi passati, cammino piano perché tutto mi pare sacro e magico, la luce del sole, l’erba del prato, l’aria, persino i licheni sui menhir sono incantati e prodigiosi.


Vedo la storia umana che si srotola arrivando fino a noi, come una lenta discesa di sentimenti e motivazioni degli uomini che ci hanno preceduti qui e su tutto il globo, capisco le loro menti, avverto la loro stupefatta meraviglia davanti alla bellezza del mondo, il loro timore per ogni manifestazione della natura di cui ignoravano le cause, e ora, che molto è stato spiegato, rimane però intatto lo stupore e l’ammirazione, unita alla sempre presente constatazione (o presente certezza)che siamo infinitamente piccoli e fragili alla deriva nell’infinito universo. Credo che sia proprio per contrastare tale fragilità che costruiamo cerchi di pietre e kirke di legno, facciamo tutto ciò che possiamo per affermare e prolungare la nostra presenza su questa terra, sia da vivi che da morti, in una continua danza di energia che ci nutre e ci sostiene, ci rende liberi o ci incatena agli elementi. Sono giunta alla palese conclusione che solo la costante consapevolezza di ciò che ci muove o ci agita, ci aiuta a sostenere il peso della nostra tremenda e nello stesso tempo fantastica vita biologica.

Oggi si va magnificamente, l’E 6 diventa sempre di più quasi una vera autostrada man mano che si scende per il più abitato sud.

Alle porte di Oslo troviamo però un interminabile cantiere che sta allargando l’autostrada. Saranno 10 km di lavori con centinaia di ruspe, migliaia di camion per il movimento terra, frantoi che ricavano sabbia e pietrisco dalle rocce fatte saltare in aria, insomma un formicaio di attività, che inevitabilmente viene da noi paragonato ai nostri cantieri deve le ruspe impiegate sono al massimo un paio, tutto va a rilento con infiltrazioni mafiose e i lavori ritardano sempre sulla data di consegna.

Pare che io non abbia ancora buttato via i fogli con le aree di sosta camper consigliate, ma sarà l’ultima volta che li consulto. L’area di Oslo è indicata a Bygdøy, quartiere sul mare, dove poi andremo con Mike e Giulia a visitare il Museo delle navi vichinghe. Ci arriviamo sul far della sera, l’area di sosta è ben segnalata, si trova in un grande rimessaggio di yacht, con i moli a pochi metri, ma è chiusa, indovinate da quando, da quello stesso giorno, appena chiusa, mannaggia!

Allora ci mettiamo a girare per Oslo, ormai è tardi, penso tra le otto e le nove di sera, il centro luccica ed è semideserto, ci vediamo molti key- spot, che visiteremo nei giorni successivi, ma di parcheggi possibili nessuno.

L’unico in grado di ospitarci, davanti ad un elegante e antico palazzo, costava 50 euro per 8 ore, Max era fermo davanti al parchimetro pensando di aver calcolato male, quando arriva una oslogota e fa sorridendo: “It’s much expensive”, allora capiamo che non fa per noi e saliamo verso le colline alle spalle della città, dove alla fine troviamo un piccolo parkeggio con un paio di auto e un furgone, che lasciavano giusto giusto lo spazio per il Nirvan, l’area era residenziale con belle ville e case con giardino e benché vicino alla strada il park era contornato di alberi e prati.

La foto indicativa di questa area non lontana dal centro la scatta Max il mattino dopo, per imperitura memoria ad uso dei posteriori camperisti in cerca di un posto” at la glance”, se si è alla disperata ricerca di un posticino gratuito e tutto sommato tranquillo, è uno slargo gratuito sulla Holmenkollveien (coordinate google 59° 56.658', 10° 40.849') di fronte all'incrocio con una stradina chiamata Aspehaugveien. (Tuttavia, salendo ancora la strada del colle degli olmi, sull'Holmenkollen, si trova il migliore visitor Parking a Kongveien dove pernotteremo le 2 notti successive).

 

 

 

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Memory remains:

Ash to ash - Dust to dust - Fade to black - Fortune, fame - Mirror vain - Gone insane... Fortune, fame
Mirror vain - Gone insane... Dance little teen goddess - Fortune, fame - Mirror vain - Gone insane
But the memory remains