Il giorno dopo raggiungiamo a piedi il centro storico di Ulm,
dentro le vetuste mura, che ora fanno da fondamenta a piccole casette con
giardini fioriti.
Entriamo da uno stretto viottolo in Marktplaz, l’antica piazza
del mercato, ancora lastricata in pietra, con alberi e la fontana del Delfino
posta davanti al grande edificio comunale eretto nel 1370, il Rathaus. Su ogni
facciata scene bibliche dei vizi, virtù e comandamenti, affrescati da Martin
Shafner nel 1540, ben si fondono con l’architettura gotica tedesca ed i suoi
tetti spioventi.
Mentre ammiriamo le innumerevoli scene, scorgiamo una targa dipinta che ricorda
l’astronomo Keplero giunto qui nel 1627, per dare alle stampe
le sue osservazioni astronomiche note come le Tavole Rudolphine. Ad Ulm Kepler
ha soggiornato spesso, incontrando i dotti della famosa università.
Questa è una storica città, patria e asilo di studiosi e ricercatori geniali,
ricca di commerci, ma attenta al progresso scientifico, come dimostra anche
il complicatissimo orologio astronomico posto nel 1520 sulla facciata principale:
le sue innumerevoli lancette dorate brillano così tanto oggi, colpite dal
sole, che è difficile capirne tutte meccanismi e le letture, ma Keplero lo
avrà visto sicuramente e lo avrà trovato un semplice passatempo.
In un angolo della piazza, al numero 9, c’è l’Ulmer
Museum, allestito in una magione antica, i cui parquet scricchiolanti
accompagnano la nostra visita: tra i molti reperti di epoca preistorica e
storica, custodisce anche l’Uomo-leone, una statuetta di
30 cm considerata la più antica scultura figurativa del mondo. Risale a 40.000
anni fa, è stata ricavata da una zanna di mammut e raffigura un uomo,
forse uno sciamano, con il volto leonino.
Il reperto è stato scoperto nel 1939 ridotto ad un migliaio di frammenti;
il puzzle è stato completato solo di recente con l’aiuto di un programma computerizzato
che ne ha permesso l’assemblamento. L’Uomo-leone proviene da un sito preistorico
noto come Hohlestein Stadel, una grande caverna
che si trova ad una trentina di chilometri a nord –est di Ulm e meta delle
prossime tappe.
Molte vetrine dispiegano una grande varietà di manufatti della Ceramica Lineare,
tra cui un grande vaso di terracotta che Max rivendica subito come una propria
opera dimenticata nel suo accampamento danubiano qualche migliaio di anni
fa.
Nel pomeriggio ripartiamo alla ricerca della grotta di Hohle Fels,
abitata per tutto il Paleolitico sino al Neolitico, dove sono state ritrovate
molte piccole sculture in pietra e in avorio di mammut. La più bella secondo
noi è una piccola oca in avorio, raffigurata nel momento in cui si tuffa in
acqua. Un flauto ricavato dall’osso di un’ala di cigno selvatico rivenuto
qui, testimonia l’amore dell’uomo preistorico per la musica.
Setacciando con cura due metri di sedimenti sul suolo della caverna i pazienti
archeologi hanno trovato un’altra statuina in avorio, databile al 30.000 BCE,
che rappresenta una figura femminile con seni e fianchi molto pronunciati:
la Venere di Hohle Fels, la più arcaica del suo genere mai
ritrovata sinora. Deve aver rappresentato l’ideale di bellezza e di fertilità
dei primi Sapiens che giunsero qui e specificatamente dei Cro-Magnon, una
variante genetica dell’Homo Sapiens, che per primi occuparono l’Europa, scalzando
i Neandertaliani.
Dai ritrovamenti in Francia e ai Balzi Rossi in Italia si è costatato che
gli individui erano di alta statura, fino a 1,90 di altezza, con nasi aquilini
e grande capacità cranica. Attestati dapprima nel Vicino oriente si diffusero
in tutti i continenti e nel corso di questi viaggi l’uomo di Cro-Magnon si
è congiunto con sette tipi di donne con diversi tipi di DNA mitocondriale:
Ursula (aplogruppo U) trovata in Siberia, Xenia (aplogruppo X), Tara (T) e
Helena (H) trovate in Europa nel Paleolitico, e poi Katrine (K) e Velda(V)
evolutesi nel Mesolitico e infine Jasmine (J) venuta dal levante nel Neolitico,
per dare origine ai principali aplogruppi mitocondriali diffusi nelle popolazioni
europee moderne.
La
grotta Hohle Fels si trova in una formazione rocciosa nella
valle formata dell’antico letto del Danubio, che ora scorre più a Est.
Il sito è verde e boscoso, il piccolo fiume Ach scende tranquillo
tra rive erbose e le anatre ancora solcano le sue acque limpide.
Non è indicata sulla Strada B492, ma le nostre coordinate
ci conducono nei pressi; dopo aver attraversato la ferrovia, percorriamo una
stradina sterrata che termina proprio sotto una grande parete di roccia chiara.
GPS: N 48°22'45" - E 09°45'20" (Google: 48.379167, 9.755556)
L’entrata della grotta è ampia ma chiusa da un cancello, è aperta solo la
domenica, da maggio a ottobre, per poche ore. Le ricerche degli archeologi
sembrano aver lasciato il sito intatto, per il resto non deve essere ora molto
frequentato. L’ambiente è suggestivo, le rocce che ci sovrastano aumentano
la sua aura arcaica e il bosco di grandi faggi ne acuisce la vetustà. Non
c’è nessuno a portata di vista, siamo soli con i nostri antenati e il silenzio
ci parla dei loro giorni.
Ci fermiamo per la notte (GPS: 48.379723, 9.752354) nel Parking
sulla sponda opposta dell'Ach a poche decine di metri della caverna, una leggera
pioggia vela il tramonto, mentre una grande aquila torna volteggiando al suo
nido sulla falesia. Dal parking è visibile la grotta ed è il miglior punto
di accesso tramite un ponticello sull'Ach. Consigliamo quindi questo parcheggio
per la visita alla grotta e per un tranquillo pernottamento ascoltando il
vento fischiare tra le rocce della grotta..
..Ero cotto dalla stanchezza, sepolto da una grandinata, avvelenato dai rovi e stremato dal sentiero, cacciato come un caimano; arrivavo, distrutto, dai campi di grano. Ho sentito neonati piangere come una colomba, e vecchi con i denti rotti attoniti e senza amore. Capisco la tua domanda, amico, siamo abbandonati e senza speranza? In un piccolo villaggio sulla collina si sono giocati i miei vestiti, ho patteggiato per la salvezza e mi han dato una dose letale. Ho offerto in cambio la mia innocenza e sono stato ripagato con lo scherno. Beh, vivo in un paese straniero ma sto per attraversare il confine; la bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia. Se solo potessi tornar indietro all'ora in cui lei e il tutto nacque: "Entra", disse - "Ti darò riparo dalla tempesta"..