8°GIORNO 20 APRILE TREVIRI - LOSCHBOUR

Partiamo per il vicino Lussemburgo, dove benzina, metano per auto e tabacchi costano un terzo in meno che da noi, ma non solo per quello, s’intende.
Qui si trovano i Rock Shelters di Loschbour, ripari sotto rocce aggettanti usati sicuramente almeno 8000 anni fa, dove è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo inumato meticolosamente, vicino ai resti cremati di una donna, risalenti alla stessa epoca. Il nostro interesse è accresciuto dal fatto che sia il DNA di Max che il mio, comparati con quello di questi resti, evidenziano che, (come molti europei), abbiamo entrambi in comune con loro vari segmenti di DNA, il ciò sembrerebbe indicare che sia l’uomo che la donna di Loschbour appartengono (anche) alla nostra linea genetica.



Nel 1935 Nicolas Thill, un maestro di scuola e archeologo dilettante, scopre lo scheletro in una località detta Loschbour, tra le gole del fiume Ernz noir. La storia racconta che Thill telefonò eccitato al professore di antropologia della vicina città di Luxembourg e l’indagine scientifica del sito ebbe inizio. In questi anni molti reperti umani presenti nei musei sono stati sottoposti all’analisi del DNA, e, grazie spesso alla materia biologica conservata nei denti, è stato possibile sequenziarlo totalmente.

Si è potuto così stabilire che gli individui trovati a Loschbour avevano carnagione scura e capelli scuri ed erano intolleranti al lattosio.

Tra i resti della donna è stata ritrovata una conchiglia fossile con un piccolo foro per essere indossata come pendente; la cosa sorprendente è che questa conchiglia proviene da un sito di sedimenti fossili che si trova vicino a Parigi, perciò la signora aveva un monile “parigino” di cui sicuramente era molto orgogliosa.
Il Museo di storia naturale di Luxembourg è chiuso per restauri, ma sperando che la grotta sia “aperta” ci inoltriamo in stradine di campagna per trovare il sito di Loschbour.

Come traccia abbiamo solo una foto del luogo, che lo mostra accanto ad una strada asfaltata, il nome del paese vicino, Mullerthal, e nient’altro. Percorriamo la strada verso Mullerthal che si snoda vicino al corso del piccolo fiume "Ernz noir", per le sue acque scurite dal tannino delle foglie dei faggi che crescono tutt’intorno:



La gola è stata scavata dal fiume nelle rocce di arenaria tenera che si innalzano per 20\30 metri ai lati del suo corso. Dopo poco arriviamo a quello che sembra proprio il sito della foto, a confermarlo c’è anche un cartello di legno, così parcheggiamo sull’altro lato della strada, enormemente felici. Loschbour Rock Shelter, NAV. GPS: N 49° 45' 45,9" - E 006° 16' 44,1" - (Google: 49.762682, 6.277614)

LOSCHBOUR Rock Shelter











Il riparo di roccia non è più lungo di una ventina di metri, l’arenaria ha il caldo colore della sabbia marina, mentre sopra e intorno i faggi la incorniciano piacevolmente. Un rivolo d’acqua scende da un lato per finire nell’Ernz e a fianco un sentiero conduce alla sommità della falesia. Dopo esserci “riparati” sotto la roccia, esserci vicendevolmente fotografati e ripresi da ogni possibile angolazione, saliamo per il sentiero e ci ritroviamo nel bosco più soleggiato. Grandi faggi stanno ricoprendosi di nuove foglie, ma alcuni giacciono caduti a terra, sradicati forse da una tempesta. C’era davvero bisogno qui di uno “Shelter from the Storm” come cantava Dylan…











Molti dei tronchi abbattuti sono guarniti di grandi funghi lignicoli usati come combustibile e come miccia per accendere un fuoco con le scintille di una pietra focaia. Anche Otzi, il pastore dell’Età del rame ritrovato sulle Alpi, aveva, in un sacchetto di pelle, un pezzo di tale fungo.

Dopo essere stati qui, vorremmo poter cantare le vicende di queste genti, narrare la loro ingegnosità che ha aperto la strada alla nostra età dell’oro, sentire qualcosa della loro coscienza che mutava in consapevolezza. Forse erano simili a noi contemporanei nella ricerca del benessere ma diversi nei mezzi che disponevano per perseguirla, decisi a sopravvivere e a trasmettere l’esperienza alla generazione successiva. Si stima che 10.000 anni fa la popolazione umana sulla terra ammontasse a soli 8 milioni di persone, il pianeta era il vasto regno di animali e piante, l’uomo un’esile traccia di fuochi vicino ai ripari. Se pensiamo a tutto questo li vediamo parte di un mito operante investito di realtà storica, geniali e inconsueti, difficili da sintonizzare, ma non per questo meno premurosi verso di noi, che esistiamo grazie alla loro tenacia.





Lasciamo Loschbour alla sua pace cristallizzata, alle sue storie perdute, un riparo nella roccia oggi come allora, mirabolante come un’architettura liberty, semplice e casto come la Natura, complesso e brutale come la lotta per la vita: la sua originaria identità è ancora parte di noi, del moto incessante che ci sospinge senza tregua..

 

 

 

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Shelter from the Storm:

..Ero cotto dalla stanchezza, sepolto da una grandinata, avvelenato dai rovi e stremato dal sentiero, cacciato come un caimano; arrivavo, distrutto, dai campi di grano. Ho sentito neonati piangere come una colomba, e vecchi con i denti rotti attoniti e senza amore. Capisco la tua domanda, amico, siamo abbandonati e senza speranza? In un piccolo villaggio sulla collina si sono giocati i miei vestiti, ho patteggiato per la salvezza e mi han dato una dose letale. Ho offerto in cambio la mia innocenza e sono stato ripagato con lo scherno. Beh, vivo in un paese straniero ma sto per attraversare il confine; la bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia. Se solo potessi tornar indietro all'ora in cui lei e il tutto nacque: "Entra", disse - "Ti darò riparo dalla tempesta"..